



LA BIGÉRLA e LA GIGIÒUNA
Molti leggendo questi due soprannomi avranno sicuramente esclamato “chi sono queste due signore e che strani soprannomi hanno”, altri quelli con qualche anno in più sulle spalle avranno sicuramente sorriso e aperto quello che tutti noi chiamiamo “il cassetto della memoria”.
Oggi noi vogliamo brevemente ricordare e raccontarvi qualcosa di queste due signore “LA BIGÉRLA ” al secolo MARIA SUCCI e “LA GIGIÒUNA” al secolo LUIGIA DOMENICHELLI, entrambe vissute nel periodo fascista, che sono ancora presenti in molte storie Sammauresi.
Di queste due signore che noi chiameremo con i soprannomi BIGÉRLA e GIGIÒUNA riportiamo in calce alcuni scritti che i Sammauresi Guglielmo “Mino” Giovagnoli e Piero Maroni hanno loro dedicato e raccontarvi alcuni episodi che le riguardano e che ancora oggi i più attempati raccontano.
LA BIGÉRLA (Maria Succi) nasce il 11 marzo 1886 muore il 28 agosto 1964.
Nella sua vita ha svolto lavori in campagna e come la maggioranza delle donne in quegli anni non aveva avuto la possibilità di avere un’adeguata istruzione.
Ciò nonostante La BIGÉRLA era una convinta sostenitrice dell’idea socialista e dell’uguaglianza tra le persone e i popoli.
Talmente e totalmente convinta dei suoi ideali e degli ideali del socialismo che non si era adeguata, come fatto da tanti Italiani nel ventennio, al potente dittatore di quel periodo storico.
Famoso l’episodio di quando durante una visita del duce a San Mauro la BIGÉRLA urlò a squarciagola “BENITO MUSSOLINI TRADITORE DEL SOCIALISMO”
“LA BIGÉRLA” Poesia di Guglielmo “Mino” Giovagnoli:
Quant l’arivéva impruvisamòint e Duce e pansìr piò gròss di fascéstal’éra quèl da fè sparì la Bigérla,che una volta la j avòiva rugéu:
“Benito Mussolini, traditore del Socialismo!”
E aloura i carabinìr i curòiva pr’e paiòis tott spartì, par truvèla e lighéla, s’al sciàboli cal sunèva,
ch’is li tnòiva s’al mèni m’i fiénch.
Mò, gnènca a fèl a pòsta, li mèza imbariéga, la j éra invìci t’è mèzz dla piaza, tachèda ma la macchina de Duce, cl’ai féva la léngua e al bucàzi.
I la sbatòiva in galèra par du trì dè, e li la cantèva dè e nòta la su “bandiera rossa” e agli impròisi ad Rizzieri e Fioravanti.
LA BIGERLA.
Quando arrivava improvvisamente il Duce/ la preoccupazione più grossa dei fascisti/ era quella di far sparire la Bigerla/ che una volta gli aveva urlato: “Benito Mussolini traditore del Socialismo!”./ E allora I carabinieri correvano per il paese/ tutti spaventati per trovarla e imprigionarla/ con le sciabole che tintinnavano/ che se le tenevano con le mani sui fianchi./ Ma, neanche a farlo apposta/ lei, mezza ubriaca, era invece in mezzo alla piazza/ attaccata all’auto del Duce/ che gli faceva la lingua e le boccacce./ La sbattevano in galera per due tre giorni/ e lei cantava notte e giorno la sua “bandiera rossa”/ con le imprese di Rizzieri e Fioravanti. LA GIGIÒUNA (Luigia Domenichelli) nasce il 26 ottobre 1898, muore il 6 maggio 1979, figlia del maestro della banda di San Mauro Pascoli Secondo Domenichelli.La Gigiòuna aveva studiato ed era maestra elementare a San Mauro Pascoli.“E DUCE” strofe dalla poesia di Gugliellmo “Mino” Giovagnoli:L’arivéva da zétt, a l’impruvóisa, d’Arzéun,t’un stì biènch da marinèr, nir cmè e tòun,cl’avòiva fat la chéura de sòul s’è sabiòun.…..E la mèstra GigiòunaLa si butéva d’inznòcc ad bòtapar basèi al mèni.IL DUCE. Arrivava in silenzio, all'improvviso, da Riccione/ in un vestito bianco da marinaio, nero come un tonno/ che aveva fatto la cura del sole sulla sabbia.…..E la maestra Gigiona/ gli si gettava in ginocchio di colpo/ per baciargli le mani.
“OTTANT’ANNI DI SCUOLA ELEMENTARE A SAN MAURO PASCOLI” dalla post prefazione del maestro Piero Maroni uno stralcio riguardante la maestra “Gigiòuna"
Quando Mussolini venne in visita a San Mauro, mentre transitava seduto sull’auto scoperta con la moglie Rachele, lei (la maestra Gigiòuna) urlava a squarciagola e in dialetto: “Benito Mussolini, bota vì cla brota dla tu mòi e tum mu mè!” (Benito Mussolini butta via quella brutta di tua moglie e prendi me!)
MINO E L’ESAÈM ‘D STORIA MI SCULER DLA GIGIÒUNA - MINO GIOVAGNOLI E L’ESAME DI STORIA AGLI SCOLARI DELLA “GIGIONA” racconto del Maestro Piero Maroni dal libro “AT FATA ZENTA, BÈLI FIS-CI QUEI ‘D SAMAÈVAR”
Alleghiamo il racconto in dialetto Sammaurese con traduzione in italiano.
Sono bellissime le giustificazioni che la maestra “Gigiòuna” racconta per controbattere le domande di Mino Giovagnoli alle alunne. Alla domanda chi era “Cleopatra” la risposta della “Gigiòuna” è a dir poco fantastica.
RACCONTI di alcuni Sammauresi:
La maestra Gigiòuna era una bella signora ma con gli anni era un po’ aumentata di peso, e negli anni ’50 veniva ad insegnare da Savignano a San Mauro Pascoli in taxi.
Gli scolari aspettavano il suo arrivo con l’automobile, per vedere e ridere del fatto che dopo la sua discesa dall’auto il mezzo senza il suo peso ritornava ad un’altezza normale.
Durante la dettatura dei compiti molti scolari scrivevano la parola punto per esteso e la maestra Gigiòuna diceva: “il punto non si scrive, bisogna fare un segno come un cagarello di una mosca”.
Ecco cari amici questa è la storia di queste due simpatiche signore.
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