Una conversazione a San Vito
di Gianfranco Miro Gori
Oggi pomeriggio, 31 marzo, alle 17, nella suggestiva cornice dell'Archivio storico parrocchiale di San Vito, risuoneranno i versi immortali di Giovanni Pascoli. La Pro loco del posto ha deciso, infatti, di dedicare un pomeriggio al poeta di San Mauro (nato dunque a pochi chilometri di distanza), chiedendo a chi scrive di parlare in merito. Questo il tema della conversazione: Pascoli, la Romagna, il mondo. Elisa Angelini, da parte sua, darà voce alle seguenti poesie: Rio Salto, La tessitrice, Romagna, Patria, Le rane, L'asino, L'aquilone, La cavalla storna. Lara Cesari accompagnerà con la chitarra.
Diciamo qualcosa ora sul tema della conversazione partendo dal famoso incipit di Romagna: “Sempre un villaggio, sempre una campagna”. Si tratta di un inizio perentorio. Fissa un tempo e uno spazio. Stabilisce un programma per il presente e il futuro (e il passato).
Pascoli è il poeta della campagna. Importa poco, almeno qui, se sia stato un nemico della società industriale, come hanno sostenuto autorevoli critici, oppure no. Sta di fatto che i suoi versi nascono, crescono, permangono in questo orizzonte. Che è quello dell'infanzia romagnola. Quell'orizzonte dell'infanzia che ognuno di noi serba dentro di sé.
Posto in questi termini, il tema del rapporto creativo tra il poeta e il suo villaggio natale sarebbe pressoché risolto. La poesia di Pascoli nasce a San Mauro e di San Mauro, della memoria di San Mauro più esattamente, s'alimenta. Per poi passare, grazie a una misteriosa alchimia poetica, dalla provincia al mondo. Con versi di carattere universale.
Si cercherà dunque di raccontare lo spazio e il ruolo della piccola patria nell'opera poetica di Pascoli. E come la sua poesia, partendo dalla provincia, divenga universale. Sarà il nostro un itinerario che parte dal Pascoli della gioventù ribelle, ma già apprezzato come poeta nella cerchia universitaria, poco oltre la metà degli anni Settanta dell'Ottocento, per giungere a quello della maturità del poeta, studioso e docente universitario, riconosciuto e acclamato dei primi anni del Novecento.
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